mercoledì 21 dicembre 2011

Letture natalizie

Nel primo anno di vita del blog, all’arrivo della pausa natalizia, proposi dei compiti delle vacanze, come quando eravamo ragazzi­/e. Dall’anno scorso ho ritenuto più interessante consigliare letture per approfondire argomenti che ci stanno a cuore. Vorrei consigliarvi un libro di Consuelo Casula, una piennelista che ho avuto il piacere di conoscere alcuni anni fa. Una persona speciale, proprio come i suoi libri. Vi avevo già consigliato il suo best-seller, oggi invece vi voglio proporre:

Giardinieri, principesse, porcospini, Franco Angeli edizioni

Un testo originale e chiaro che insegna come costruire e utilizzare metafore e fantasie guidate. Inoltre per approfondire la conoscenza della Dottoressa Casula vi segnalo un’intervista molto interessante qui.

Per concludere vi auguro di trascorrere queste festività esattamente come desiderate e un nuovo anno ricco di serenità ed opportunità. Ci vediamo l’anno prossimo!

lunedì 19 dicembre 2011

Facebook

Da oggi abbiamo una nuova pagina facebook professionale. Per piacere cliccate sul tasto Mi piace in alto a destra.
Grazie e continuate a leggerci!

lunedì 12 dicembre 2011

Metafora: l'uso nella formazione esperenziale e nell’outdoor training

Continuiamo a parlare di formazione esperienziale. Dopo un primo post adesso approfondiremo un’altra potente valenza di questa metodologia che è rappresentata dall’uso della metafora. Le attività proposte dalla formazione esperienziale sono collegate, tramite una metafora (dal greco “trasportare”) a determinate competenze utili nel contesto aziendale. L’uso della metafora nella formazione esperienziale e nell’outdoor training permette di nutrire la creatività, potenziare e consolidare l’apprendimento, stimolare la persona a connettere i suoi diversi piani (cognitivo/emotivo, razionale/intuitivo).
Tutto facendo apprendere con il divertimento.
Per superare le resistenze ed iniziare un meccanismo di apprendimento  è utile portare il contenuto e l’obiettivo formativo con un meccanismo indiretto che sfrutta proprio la metafora. Il partecipante diventa protagonista attivo e può sperimentare con allenamento e collaudando i propri comportamenti. Così l’interattività in aula esce dalla sola abilità del trainer per sperimentarsi nel coinvolgimento inevitabile che le attività esperienziali proposte fanno nascere nel gruppo. Inoltre il partecipante impara ad osservare e ad osservarsi e, soprattutto, si allena a connettere, capendo così le conseguenze dei vari comportamenti.
Concludendo, il momento didattico/formativo è associato anche al gioco: si può imparare e  divertirsi contemporaneamente. Viene così recuperata la dimensione ludica dell’apprendimento. Sperimentare come si possa apprendere divertendosi ed ottenere brillanti risultati  giocando permette di tornare alla propria quotidianità con uno sprint maggiore.


Per approfondire ecco qualcosa qui


giovedì 1 dicembre 2011

I vantaggi della formazione esperienziale


La formazione esperienziale possiede caratteristiche uniche. Il partecipante opera e si confronta con un terreno di vero ribaltamento creativo. Inoltre, per arrivare a capire meglio il suo essere all’interno di un gruppo, deve gestire situazioni dove non conosce le risposte, in cui occorre elaborare nuovi punti di vista e deve prendere le misure correndo il rischio di scoprirsi. Un grande vantaggio della formazione esperienziale è che utilizza le metodologie tradizionali della formazione, aggiungendo però altri aspetti metodologici che meglio possono rafforzare l’apprendimento. In questo modo i comportamenti appresi verranno trasferiti nella realtà. Nell’approccio esperienziale l’attenzione è centrata sul qui ed ora collegando il processo di apprendimento a situazioni concrete. Le attività proposte sono reali e le conseguenze dei propri comportamenti immediate. Questo e il coinvolgimento attivo assegnano alla formazione esperienziale e all’outdoor training una concretezza e pragmaticità molto coerenti con il contesto aziendale.
La formazione esperienziale è dunque più vicina alla quotidianità organizzativa aziendale rispetto all’aula tradizionale. Nel prossimo post parleremo di un altro aspetto della formazione esperienziale: l’uso della metafora.

Usate la formazione esperienziale? La trovate efficace?

P.S. Abbiamo approfondito anche qui la cosiddetta parte attiva della formazione




mercoledì 23 novembre 2011

Il tassista di Napoli

Ricordandovi quello che ho scritto riguardo a ciò che penso degli stereotipi in fondo a questo post, oggi vi racconterò la mia esperienza con i tassisti di Napoli. In particolare un episodio per me, una quasi milanese verace, che ebbe dell’incredibile. Io ero in ritardo per arrivare all’aeroporto ed ero in ansia. Eravamo bloccati in un grande ingorgo e le macchine si muovevano a mala pena a passo d’uomo. Io ero nel panico. Il tassista, con una calma da vero napoletano, mi rassicurò: “Nun ve preoccupate, signò!”. Poi si sporse dal finestrino e in uno stretto e melodico dialetto napoletano, chiese e convinse le varie macchina a spostarsi e farci passare, in quanto “ la signò a da’ pijià l’aeroplano.” Arrivammo in tempo in aeroporto e io rimasi piacevolmente stupita ed ammirata dalla solidarietà dimostrata dalla popolazione di Napoli!

E a voi cosa è accaduto nel tassì napoletano? Sono sicura che ognuno di noi ha un racconto per questa magnifica città!

 P.S. Perdonatemi o correggete il mio dialetto napoletano J

giovedì 17 novembre 2011

giovedì 10 novembre 2011

La parte attiva della preparazione

Abbiamo iniziato a parlare di preparazione qui. Cercando di approfondire la preparazione della struttura del corso successivamente. Ora affrontiamo la cosiddetta parte attiva della preparazione.
La nuova formazione manageriale si snoda attraverso la formazione esperienziale. Vorrei chiarire termini e finalità della formazione alternativa rispetto a quella definita tradizionale. Outdoor training e formazione esperienziale non indicano la stessa cosa. La formazione esperienziale è un approccio metodologico generale, invece, il termine outdoor descrive un contesto ambientale (all’aria aperta) e non una metodologia. Quindi la formazione esperienziale può, a seconda del tipo di attività metaforica utilizzata, svolgersi in un contesto indoor, outdoor o misto.  L’active learning promuove l’attività nell’apprendimento coinvolgendo i partecipanti: è un approccio ormai ampiamente utilizzato nella formazione aziendale che da tempo ha superato i tradizionali insegnamenti accademici ad un’unica via. L’experiential learning (formazione esperienziale), invece, oltre a usare l’attivismo dei partecipanti, è strutturato e finalizzato per raggiungere precisi obiettivi comportamentali. Si cerca di far rivivere un episodio che ha rappresentato un significato metaforico preciso. Questo deve essere successivamente decodificato e riportato alle competenze che si intendono sviluppare. Il formatore deve quindi avere ben chiari gli obiettivi di fondo dell’intervento per non correre il rischio di realizzare esperienze che non centrino il bersaglio e non siano, quindi, esercizi formativi, ma solo momenti divertenti.

giovedì 3 novembre 2011

Tassì a Bologna

Proseguono i racconti di alcuni episodi divertenti connessi alla professione di formatore, ovvero prendere un tassì.
A Bologna il conducente del tassì è simpatico e socievole. Nella sua s dolce vi chiede che strada preferite percorrere, se avete fretta, da dove arrivate: insomma potete intrecciare brevi e piacevoli conversazioni.
Una volta un tassista bolognese, oltre a spiegarmi la sua visione del carattere tipico dei bolognesi e a raccontare alcune avventure “piccanti” con delle clienti, giunti a destinazione mi ha chiesto il numero di cellulare e un appuntamento.
Ma non vi rivelo cosa ho risposto io. Vi è mai successo?





lunedì 24 ottobre 2011

La struttura del corso

Oggi parleremo di come preparare la struttura del corso. Abbiamo introdotto l’argomento della preparazione qui e adesso cercherò di approfondire le fasi principali.
Solitamente il formatore si può trovare in due situazioni: c’è il caso in cui sia lui stesso che va dal cliente per vendere un corso oppure la circostanza in cui una società gli chieda un percorso che ha già precedentemente definito con il cliente. In entrambi i casi occorre sapere il tipo di azienda cui verrà attuato il corso, quali esperienze formative la suddetta azienda ha già esperito e  qual è il sistema che viene utilizzato dall’azienda.
Nella prima circostanza, inoltre, dobbiamo capire quali obiettivi si pone l’azienda, quindi chiarirli e definirli. Inoltre bisogna considerare chi saranno i fruitori, quale anzianità possiedono e  quale rapporto hanno avviato con  l’azienda.
Chiariti tutti questi elementi si inizia a lavorare concretamente sulla struttura, creando prima delle macro aree per precisare la durata dei singoli giorni. In seguito si aggiungeranno dettagli che colmeranno lo schema. Occorre definire da dove si parte e dove si arriva e cosa si vuole ottenere da ogni sotto-obiettivo.

Secondo il mio punto di vista i programmi formativi dovrebbero  basarsi  su attività concrete da svolgere in gruppo seguite poi da momenti di razionalizzazione che diano modo di cogliere quali aspetti trasporre nella vita aziendale per migliorarla. Infatti io utilizzo lo schema di apprendimento degli adulti di David Kolb, eccolo:

Voi come organizzato un corso? Quale modello usate?

giovedì 13 ottobre 2011

Parentesi ludica


Visto che settimana scorsa ho iniziato a raccontare le mie esperienze sui tassì italiani, ecco una parentesi divertente:

Un americano arriva all’aeroporto di Milano e prende un taxi. Il tassista gli chiede: dove devo portarla? E l'americano: mi porti a vedere la città per favore! Allora il tassista lo porta a vedere il duomo e gli dice: questa è la costruzione più bella di Milano! Ci abbiamo messo 5 anni per costruirla! L'americano risponde: in America 2 anni massimo! Allora il tassista un po' contrariato lo porta alla basilica più bella di Milano e gli dice: questa basilica è stata costruita in 2 anni! L'americano allora dice: ma sapete che voi italiani siete proprio lenti!in America massimo 1 anno! Allora il tassista che ormai non ci vede più dalla rabbia schiaccia sull'acceleratore e va a schiantarsi contro un palazzo. L'americano tutto sorpreso gli urla: ma è impazzito? E il tassista gli risponde: mi scusi ma questo palazzo stamattina non c'era!!

:-D

Fonte barzelletta

giovedì 6 ottobre 2011

Tassì l'inizio


Un’esperienza che ciascun formatore vive, come ogni persona costretta a muoversi spesso lungo l’Italia per motivi di lavoro è quella del tassì. Al di là dell’umanità che si incontra in questa capsula spazio-temporale, con un po’ di esperienza e spirito di osservazione ho imparato a distinguere ogni città attraverso il tassì o meglio grazie al tassista.
Nell’Italia del nord, per esempio a Milano o Torino, il tassista parla pochissimo a volte non dice una parola al passeggero, raramente spende qualche vocabolo verso gli automobilisti. Io salgo sul tassì, snocciolo l’indirizzo e il tassinaro parte risoluto verso la meta.
Ricordo solo una circostanza eccezionale in cui il tassista mi ha raccontato tutta la sua vita. Ero arrivata all’aeroporto di Milano Linate in ritardo, quando ormai erano sospesi i treni tra cui anche quello che mi avrebbe portato a casa a Pavia. Dopo aver fatto qualche conto e aver capito che una notte in albergo mi sarebbe costata quanto una corsa in tassì ho optato per quest’ultima soluzione, desiderosa di dormire nel mio letto dopo vari giorni trascorsi in hotel. Quando il tassista ha sentito la destinazione, cioè Pavia a circa 40 km di distanza, voleva stappare lo champagne: gli avevo risolto la nottata alla grande!! Così, mentre io stanchissima ero abbandonata sul sedile posteriore sognando casa mia, il simpatico tassista, entusiasta per la corsa eccezionale, mi ha raccontato tutta la sua vita ed io ho pagato 90 euro.
Prossimamente racconterò di altre esperienze particolari con i tassisti legate a diverse città. E a voi cosa è successo?

(Voglio solo ricordare che per me le generalizzazioni e gli stereotipi non sono la realtà, benché nascano a volte da avvenimenti concreti. Sono molto utili per ironizzare, mantenendo sempre il rispetto per ogni diversità, sfumatura e ricchezza degli esseri umani.)

giovedì 29 settembre 2011

Preparazione


"Il buon insegnamento è per un quarto preparazione e per tre quarti teatro" Galileo Galilei

martedì 20 settembre 2011

Come io intendo la preparazione

Spesso ho sentito parlare di formatori che non si preparano. La loro convinzione è che parlare “a braccio” sia la scelta migliore. Inoltre sostengono di creare il progetto direttamente in aula con i partecipanti. Io invece sono convinta che la preparazione non solo sia fondamentale, ma riguardi soprattutto una visione profondamente etica dell’attività di formazione. Etica nel senso di rispetto per i partecipanti e di massima professionalità.
Certo preparazione ed organizzazione non devono significare rigidità. Un buon formatore deve essere capace di mutare ed adattarsi alle situazioni.  Deve essere abile a cambiare, aggiungere e riparare ciò che aveva preparato seguendo quello che accade durante il corso con i partecipanti.
Nelle arti marziali il maestro sostiene: “Allenati, preparati, poi lascia andare ed entrerai nell’eccellenza.”
Io divido la mia preparazione è in tre fasi: la struttura del corso, esercizi e giochi eventuali, la preparazione del formatore. Nei prossimi post approfondirò le fasi successive.

E voi come intendete la preparazione? Comunque vi preparate o preferite improvvisare?

venerdì 9 settembre 2011

Auguri di buon ritorno

Ed eccoci tornati, chi dalle vacanze  e chi, come noi, da relax cittadino intervallato da nuovi progetti: non ci fermiamo mai! J Ripartiamo con una riflessione che è anche un augurio per affrontare un caldo autunno ricco di lavoro ed energia!


Abbandona ogni preoccupazione per la tua esistenza e te la renderai piacevole.   Seneca

giovedì 28 luglio 2011

Buone ferie!

E anche quest’anno siamo arrivati a fine luglio e come di consueto il blog chiude per la pausa estiva per tutto il mese di agosto. Vi saluto consigliandovi un libro serio, ma leggero:

Marco Rotondi,  Formazione outdoor: apprendere dall'esperienza. Teorie, modelli, tecniche, best practices, Franco Angeli Editore
Spero di ritrovarvi a settembre! Buone ferie!

mercoledì 27 luglio 2011

A proposito della mini guida per formatori

Qualche mese fa ho creato una mini guida per formatori alle prime armi. Dopo averne distribuito qualche copia ho ricevuto commenti entusiasti, ma anche lamentele. Accetto come sempre le critiche e le utilizzerò per meditare.  Vorrei dire che ho cercato di presentarlo per quello che era: poche pagine per formatori alle prime armi, con nessuna pretesa, bensì una sintesi. Vorrei solo aggiungere che alla realizzazione hanno collaborato un giovane grafico e la curatrice di questo blog. Sono molto dispiaciuta per tutti coloro che ne sono rimasti delusi. Grazie.

mercoledì 20 luglio 2011

La paura

"La paura del pericolo è diecimila volte più agghiacciante del pericolo stesso: il peso dell'ansia ci pare più greve del male temuto."

Daniel Defoe

lunedì 11 luglio 2011

La mia ansia parte II

Come vi dicevo la mia ansia mi ha permesso di non dimenticare nulla. Ora vi narro uno degli episodi più ansiogeni della mia vita professionale.
Erano i primi anni che lavoravo per una società di formazione. Facendo il punto con il mio “datore di lavoro” sulle date dei corsi in programma lui mi confermava un corso per Dreher in un hotel a Milano, con il tema “Lavorare in gruppo”. Il corso durava 4 giorni e poiché l’azienda era molto esigente, aveva voluto tutto il materiale da distribuire ai partecipanti con anticipo, comprese le fotocopie degli esercizi che erano previsti nel programma. Il tutto in eleganti cartellette ad anelli che venivano distribuite ai partecipanti. All’inizio di ogni corso, i cui partecipanti arrivavano da tutta Italia, il responsabile dell’ufficio formazione presentava me e il corso e dava il benvenuto a tutti distribuendo la cartelletta personale con tutta la documentazione del corso.

La mattina dell’inizio del corso arrivai in hotel con molto anticipo, salutai le persone arrivate la sera prima e controllai pennarelli e segnaposti. Stavo controllando quando arrivò il responsabile dell’ufficio formazione. Mentre mi salutava mi chiese se avevo già guardato il materiale per il corso e se fosse tutto ok. Dietro di me troneggiavano 18 cartellette piene del materiale del corso. Mi avvicino apro la prima cartelletta e leggo il titolo del corso: “Il processo della decisione”. La mia prima reazione da inguaribile ottimista fu pensare che avessero solo sbagliato il titolo. Così inizio a sfogliare il materiale: era quello del processo della decisione!! Poiché il mio datore di lavoro era una persona molto precisa penso abbiano sbagliato il materiale: infatti, la settimana dopo ci sarebbe stato proprio quel tipo di corso. Con il fiato corto e un filo di voce dico al responsabile: “Dunque oggi c’è il processo della decisione…”e lui mi risponde: “Certo!”

Mentre ci sediamo la mente va veloce, devo solo preparare il primo giorno, (la sera a casa preparerò i giorni successivi), ma mi occorre almeno mezz’ora per riuscirci. Così con leggerezza dico: “Perché non facciamo insieme il giro di presentazione dei partecipanti?” Ottima idea. Così mentre tutti si presentano, io scrivo e scrivo, ma non le loro presentazioni, bensì il programma della giornata. Invento due nuovi esercizi. Tutto bene. Un successo!!

E a voi è mai successa una situazione simile?

giovedì 30 giugno 2011

martedì 21 giugno 2011

La mia ansia parte I

Dovete sapere che sono una persona abbastanza ansiosa:
sono il tipo che arriva in stazione almeno 30 minuti prima della partenza del treno, la sera prima di un corso preparo tutto il materiale,verifico nella borsa biglietti del treno, carte di credito,documenti, soldi, la cartina stradale della città dove mi sto recando, con l’indirizzo esatto scritto sia in agenda che sulla cartina (si sa mai dovessi perdere la cartina!) i nomi e i numeri di telefono delle persone che dovrò incontrare.
Acquisto i biglietti del treno via internet per evitare ritardi dovuti ad eventuali file alla biglietteria. Porto con me tutti i possibili orari di coincidenze, nel caso ci fosse qualche ritardo. Insomma non lascio nulla al caso non per precisione ma per contenere l’ansia.
Anche se di solito lavoro in città piene di negozi mi porto medicinali di ogni tipo (tenete conto che difficilmente ne faccio uso, perché oltre a godere di buona salute odio i medicinali) calze di ricambio, pennarelli di vari colori nel caso in cui non li trovassi in aula (cosa quasi impossibile). Quando viaggiavo in macchina questa aveva di tutto nel portabagagli: materiale di lavoro, materiale per fare giochi in aula,scarpe di ricambio,impermeabile, ombrello.
Ecco come vive un formatore ansioso!!

martedì 7 giugno 2011

Esercizio sulla fiducia


La fiducia riguarda il fidarsi degli altri, ma anche l’affidarsi. Apparentemente sono sinonimi, ma per me, il secondo termine è  “la vera prova del primo”. Costituisce, cioè, l’azione della fiducia. Così ci sono alcuni esercizi che consiglio di proporre quando il gruppo si è già conosciuto e amalgamato. Se i partecipanti non si conoscono si può proporre verso la fine del corso, mentre se è un gruppo che lavora insieme lo si può affrontare a metà del percorso. Va presentato con molta serietà e chiesto al gruppo di affrontarlo con concentrazione. Nel caso in cui, durante il gioco, il formatore si accorgesse di eventuali distrazioni occorre fermare il gioco per un attimo per richiamare la concentrazione. L’eventuale debriefing va svolto con domande tipo “come vi siete sentiti, cosa avete scoperto”. Ed ecco, dopo questa breve premessa, all’esercizio vero e proprio.

Porre le persone in cerchio (da 10 a 20) equidistanti tra loro circa 30 cm. Ognuno diventerà una “pallina” a turno. Fare una breve dimostrazione. Un partecipante poggia le proprie mani sulle spalle di quello che a turno sarà la “pallina”, che ad occhi chiusi dovrà percorrere il tragitto fino ad un altro partecipante. La “pallina” verrà dolcemente spinta nella direzione voluta, solo quando il ricevente sarà pronto a riceverla. Il tragitto sarà accompagnato dalla voce calma e rilassata del formatore: ”Vai così, tranquillo, ci sei quasi…”. Chi deve ricevere si preparerà per un’accoglienza dolce spostando il piede indietro, per non intralciare l’arrivo.

È evidente che, come tutti gli esercizi che riguardano l’affidarsi agli altri, rappresenta una situazione delicata che va affrontata con serietà e profondità. Avete mai fatto o fatto fare esercizi simili? Cosa ne pensate? Secondo voi sono utili?

sabato 4 giugno 2011

Iscrizioni ancora aperte

Comunicazione e Relazione presenta il Seminario teorico - esperienziale:

08-10 luglio 2011 a PISA

Questo seminario può essere una opportunità di “giocare” con altri e attraverso esercitazioni in piccoli gruppi di far emergere i modi concreti per comprendere e superare emozioni e momenti difficili che possono bloccare le relazioni con gli altri

Docenti:
Patrizia Rovati psicologa , PNL trainer, trainer in terapia sistemica, Coach;
Andrea Melita Thiem counselor trainer, PNL trainer, formatrice in costellazioni sistemiche, insegnante del Metodo Feldenkrais.
Per ulteriori informazioni e l’iscrizione: info@movere.it

P.S. per chi fosse interessato aggiungo che la S.I.A.F. Societa' Italiana Armonizzatori Familiari Counselor ha  accreditato 13 ECP ( punti) per il suddetto corso

martedì 31 maggio 2011

Solo una battuta

Considerando l'enorme quantità di libri già esistenti, il non leggere è un'autodifesa pienamente legittima.
Carlo Franchi

lunedì 23 maggio 2011

Per approfondire l'argomento giochi

Dopo vari esercizi e giochi suggeriti da me qui, qui e ancora qui vi voglio proporre un ottimo testo dove sono illustrati parecchi giochi per la formazione, inquadrati in una teoria presentata in modo inconsueto:

Enrico Euli , I dilemmi (diletti) del gioco, Edizioni La meridiana










L'avete già letto?

lunedì 2 maggio 2011

Un altro esercizio spezza giornata

Ecco un altro esercizio della serie “spezza giornata”. Questa volta è una proposta da eseguire a coppie. La situazione migliore è quella di formare le coppie composte da persone con circa la stessa altezza. Una persona si porrà dietro l’altra: la prima avrà gli occhi chiusi e la seconda, tenendo le mani sulle spalle della prima, la condurrà in giro per la sala. Le coppie si sposteranno tutte insieme; dunque i guidatori dovranno prestare attenzione agli altri ed ad ogni possibile ostacolo. Dopo circa 3 minuti si cambiano i ruoli della coppia. È bene eseguire questo esercizio almeno per altri due cambi. Invitare le coppie a sperimentare andature diverse, retromarce e stop. Come è chiaro oltre che a sgranchire il corpo questo esercizio è utile alla fiducia e alle relazioni. È inoltre un ottimo allenamento per tenere l’osservazione concentrata e calibrata sull’intero spazio. Vi piace? Facciamolo!

mercoledì 20 aprile 2011

Esercizio e piacere

"Il vero piacere deriva dall'attività della mente e dall'esercizio del corpo: questi vanno sempre di pari passo."                     Alexander Von Humboldt

martedì 12 aprile 2011

Ci sono tanti modi per staccare un attimo

Il secondo esempio (il primo è qui) è un gioco di attenzione. Dovete far ripetere a tutti, insieme ed immediatamente, ogni parola che dite: tarlo, turlo, tirlo, terlo, torlo… poi subito chiedete, come si chiama il bianco dell’uovo? Di solito tutti rispondono tuorlo, non albume. Oltre ad essere una piccola pausa mentale a cosa serve? Chiedete loro, come mai avete sbagliato? È molto utile per spiegare che spesso rispondiamo alle domande dei clienti con degli automatismi, senza prestare reale attenzione a quello che ci stanno chiedendo.

Il terzo esempio che vi offro è un piccolo gioco di rilassamento. Ognuno di noi sa che nei momento di stanchezza c’è un semplice gesto che potrebbe farlo stare meglio. Non è una gara ginnica. Il gesto dovrà essere appunto semplice, un gesto che ben conoscete e fate quotidianamente magari senza pensarci, per esempio stiracchiarsi. Ognuno dei presenti lo proporrà al resto del gruppo che lo ripeterà a rotazione. Questo darà la possibilità di sgranchire il corpo restando tutti dentro il gruppo, quindi attraverso la coralità c’è anche la condivisione di un gesto.


Come vi sembrano? Li avete mai provati?

martedì 5 aprile 2011

Il bravo insegnante è una giusta sintesi di
disposizione naturale e di esercizio costante (Protagora)

Potremmo sostituire insegnante con formatore, non credete?

martedì 29 marzo 2011

Esercizi spezza giornata

Adesso vi illustrerò alcuni modi per rilassare ed appassionare i vostri ascoltatori. Nel primo esempio utilizzeremo una pallina leggera e piccola. Vi propongo di lanciare questa pallina e chi la riceve dirà una cosa che ha capito o gli è piaciuta del corso. Attenzione è importante guardare l’altro e tirare la pallina solo se la persona è pronta e ricambia lo sguardo. Non tirare la pallina a caso. Inizio io, la cosa che mi è piaciuta di più del corso è stato l’intervallo! È un gioco divertente e semplice che rilassa il corpo, ma che continua a far riflettere sul corso che state svolgendo. La pallina è sempre lo stimolo ma vi suggerisco alcune varianti: per esempio sempre lanciando la pallina si possono dire le difficoltà incontrate durante il corso. Un’ulteriore variante è quella in cui la persona con la pallina in mano fa una domanda e tira la pallina per avere una risposta. Chi la riceve può azzardare la risposta o dire passo e lanciare così la pallina a qualcun’altro che cercherà a sua volta di rispondere o passerà.Ricordate sempre di guardare gli altri negli occhi e di lanciare la pallina solo dopo una conferma visiva.

Prossimamente vi proporrò altri esercizi per proporre una pausa rilassante e divertente.

mercoledì 16 marzo 2011

emozioni

Il vantaggio delle emozioni è che ci traviano.

Oscar Wilde

Ho già citato Oscar Wilde, ma non preoccupatevi, non sarà l’ultima volta ;o))

martedì 15 marzo 2011

giovedì 10 marzo 2011

Creare emozioni: come fare?

Avevo parlato di cosa significhi creare emozioni qui, oggi accennerò al metodo ottimale per riuscirvi.

Come fare? Prima di tutto il formatore deve conoscere e “sentire” quel tipo di stato d’animo, poi anche deve utilizzare il proprio corpo e la propria voce per creare quella situazione e quell’atmosfera. Il veicolo più semplice sono i racconti metaforici. Possono essere episodi personali o racconti favolistici, insomma tutto ciò che può contenere gli elementi che volete trasmettere. Anche i contenuti sono importanti, cioè quelle convinzioni e valori che ricalcano quello che il formatore vuole significare con un risultato preciso.

Per esempio se mi accorgo che le persone sono in “confusione” posso narrare della mia esperienza diretta di uno stato simile.

Per ottenere un effetto occorre però creare un ambiente relazionale dove le persone si sentano accolte, ascoltate e comprese. E’solo la relazione lo spazio dove si può far nascere quella emozione, quello stato che permetterà ai partecipanti un apprendimento oltre i contenuti.

Per voi è facile entrare in relazione nell’ambito formativo o sentite che dovete ancora lavorarci?

Fonte immagine

lunedì 28 febbraio 2011

Emozioni e tempo

"Senza emozioni il tempo è solo un orologio che fa tic-tac... "


Dal film Equilibrium

Il film non mi ha fatto impazzire, ma ho trovato questa frase fantastica anche per la sua semplicità
Buon lunedì a tutti/e!

lunedì 14 febbraio 2011

Creare emozioni: cosa significa

Per essere un buon formatore non è sufficiente trasmettere contenuti ed informazioni, ma è necessario anche essere partecipativi e far partecipare imparando ad utilizzare al meglio anche la comunicazione non verbale.
Creare emozioni vuol dire più propriamente creare “stati d’animo”. Fare accedere le persone a quegli spazi interni dove la parte più razionale viene superata da quella emozionale. Questo permette di “apprendere” in una dimensione più olistica. Le emozioni, semplificando sono sensazioni cui diamo un nome: gioia, tristezza, etc. Gli stati d’animo sono un insieme di elementi che partendo dai nostri sensi creano quel particolare stato interno quali per esempio fiducia, attenzione, leggerezza.

Usiamo come esempio una pellicola cinematografica. Un film è spesso costruito per far entrare lo spettatore in quella particolare emozione. Per ottenere questo vengono usate immagini, suoni. Tutto costruito per guidare lo spettatore in quella sensazione/emozione voluta dal regista/autore.
Con le proprie capacità fisiche (movimenti, modulazione voce, uso delle pause) il formatore può ottenere qualcosa di simile.

Nel prossimo post parlerò di alcuni metodi che ci aiutano a creare emozioni nel contesto dell’aula.
Giocando al gioco degli estremi voi siete tra quelli che devono allenarsi ad aumentare la propria partecipazione emotiva oppure siete coloro che devono imparare a smorzare un eccessivo coinvolgimento?



mercoledì 26 gennaio 2011

Corso sull’umorismo: lasciarsi vivere dal ridere.

Corso sull’umorismo: Lasciarsi vivere dal ridere.
Umorismo come forma di benessere con sé e con gli altri

DATE E ORARI: 25-26-27 FEBBRAIO 2011
Venerdì 14.00-19.00 – Sabato e Domenica 09.30-13.00 / 14.00-18.00

INFORMAZIONI ED ISCRIZIONI PRESSO:
PNL META Via G.Pascoli n.60 – MILANO TEL +39 02 89 40 33 37 –

domenica 23 gennaio 2011

Coaching, come si procede?

Avevamo già iniziato a parlare del coaching qui, adesso vediamo qual è il percorso nel concreto per questa pratica.
Trattandosi di una consulenza ad personam non è possibile scendere nel dettaglio dei contenuti da trattare, che evidentemente sono variabili a seconda delle circostanze e degli individui, è tuttavia possibile identificare dei passaggi imprescindibili che si possono ritrovare in ogni processo di coaching. Eccoli:

1. La precisazione del contratto formale tra la persona e il coach e  la decisione dei tempi necessari (solitamente 4/5 incontri di 2 ore).
2. La definizione del “patto di lavoro” tra coach e coachee* attraverso la focalizzazione dei seguenti elementi fondamentali: obiettivi, formulazione del problema, risorse disponibili, modalità di comunicazione tra coach e coachee e, infine, i tempi.
3. La formulazione degli obiettivi e il chiarimento della situazione iniziale, in cui sono contenute due fasi:
A. il coach mette in atto  processi diversi nella relazione con il coachee, a seconda dei bisogni e delle situazioni che progressivamente emergono,
B. elaborazione dei piani d’azione.
4. Ultima fase, quindi la conclusione del processo: valutazione globale del percorso fatto, verifica dei risultati ottenuti, analisi dello scarto dalle aspettative iniziali.


Voi avete esperienze nella pratica del coaching? Come procedete? In quale fase riscontrate maggiori difficoltà?



* Coachee: il termine indica colui che durante il processo di coaching viene “allenato”  al fine di migliorare le proprie performance, quindi il cliente da parte del proprio coach

giovedì 13 gennaio 2011

I m possible

"Niente è impossibile a meno che tu non decida che lo sia." Anonimo


Siete d'accordo? O per esempio pensate che ci siano degli ostacoli esterni ed oggettivi che ci limitano? La società e le sue regole? Il nostro fatalismo?
E se, come dice l'illustrazione: "Una piccola apostrofo separa l'impossibile dal possibile", che cos'è questa piccola apostrofo?

lunedì 3 gennaio 2011

La mia prima aula: parte seconda

In questo post avevo cominciato a raccontare la prima volta che ho fatto formazione in un’aula aziendale, ed eccoci alla seconda puntata del mio racconto.

Prima cosa girai tutta la città per trovare una giacca che non costasse troppo e abbinabile ad una gonna che mia madre mi aveva regalato e che io non avevo mai indossato. Trovata la giacca allungai la gonna di almeno tre centimetri ( per fortuna sapevo fare piccole riparazioni!!) le scarpe giuste furono una ricerca infinita. Io, come tutte le donne, ho sempre amato le scarpe, ma quelle che avrei dovuto trovare erano molto lontane dal mio gusto di allora!! Le trovai e le abbinai ad una borsa adatta che possedeva mia madre. Anche la camicia uscì dal suo armadio. In tutto questo continuavo la preparazione del corso recandomi almeno altre due volte dal responsabile della società per cui avrei lavorato, che faceva le pulci a tutto.

Il ricordo più incredibile fu la preparazione della macchina. Avevo una, per me, magnifica 1100 fiat blu ministeriale, un po’ vecchiotta ma ottima. La presi, andai a Ticino ad una fontanella la lavai, la asciugai, poi munita di cera per macchina la lustrai per almeno un’ora. Il risultato fu ottimo: mi sembrava quasi nuova.
Feci controllare i livelli.
Era arrivata la sera prima del corso, misi la sveglia almeno un’ora prima, dovevo arrivare vicino a Varese, avevo cartine, borsa con tutto il materiale e il mio magnifico tailleur. Arrivai sul posto con molto anticipo… e scoprii che il parcheggio era lontano dall’entrata e non visibile. Insomma la mia lucente macchina non la vide nessuno!!!

Ovviamente, se sono qui a raccontare di formazione, il corso andò bene e quello fu l’inizio di un nuovo percorso di lavoro ricco e produttivo.

Com'è cominciato il vostro percorso?

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...