martedì 28 maggio 2019

Per ascoltare occorre tacere parte II

In questo post abbiamo iniziato a conoscere il testo Tacet di Giovanni Pozzi. Oggi vorrei riflettere insieme su un altro passaggio.

«
Caduto il contrasto, cade anche l'intermittenza di luce e oscurità. Questa non interrompe l'attività dell'uomo, non lo prepara al sonno. L'alternanza di giorno e notte, connaturale alla vita, si è attenuata. Tale e quale la corrispettiva di parole e silenzio. Viviamo in un'epoca in cui il silenzio è stato bandito. Il mondo è oppresso da una pesante cappa di parole, suoni e rumori. Il grembo del silenzio notturno è rotto dal fragore delle macchine. Costretti a passare una notte in luogo isolato, ci si alza irrequieti; il silenzio diventa un incubo nel sonno. Spaventa la pace della montagna, del bosco; e vi si va con la radio; spaventa la quiete dell'appartamento, e la si accende. Il silenzio infastidisce a tal punto che, dove sia imposto di tacere, si crea un rumore».



Credo che il timore del silenzio si sia addirittura esasperato nella nostra epoca rispetto a quando Giovanni Pozzi scrisse questo testo. Pensando a i social network, per esempio, ci vedo un collegamento anche con il timore della solitudine. Il discorso è molto ampio e spesso è difficile analizzare i cambiamenti della società e dell’animo umano proprio nelle fasi acute di mutamento. Da alcuni recenti studi sembra, comunque, che la solitudine sia uno dei grandi mali della post-modernità. Voi che rapporto avete con la solitudine?

venerdì 17 maggio 2019

Per ascoltare occorre tacere parte I


Oggi vi parlo di un libro edito da qualche anno che ho ritrovato con piacere. Si tratta di uno degli ultimi scritti di padre Giovanni Pozzi filologo cappuccino svizzero. Il testo intende il silenzio come una possibile pratica per connettersi profondamente al proprio spirito.
Cercherò di proporre alcune riflessioni leggendo con voi alcuni passaggi.

«
Per ascoltare occorre tacere. Non soltanto attenersi a un silenzio fisico che non interrompa il discorso altrui (o se lo interrompe, lo faccia per rimettersi a un successivo ascolto), ma a un silenzio interiore, ossia un atteggiamento tutto rivolto ad accogliere la parola altrui. Bisogna far tacere il lavorio del proprio pensiero, sedare l'irrequietezza del cuore, il tumulto dei fastidi, ogni sorta di distrazioni. Nulla come l'ascolto, il vero ascolto, ci può far capire la correlazione fra il silenzio e la parola».



Ho sempre avuto un forte dialogo interno e ne abbiamo parlato su questo blog in altri post, anche con alcuni esercizi per aiutarci a uscire da possibili loop di pensiero. Interessante come questo pensiero di un rappresentante di una religione occidentale abbia profonde affinità lo spirito di alcune filosofie orientali.
La questione che più mi colpisce in questo passaggio è la proposta di far tacere il proprio dialogo interno attraverso un profondo ascolto dell’altro.
Voi come vi vivete il vostro dialogo interno? State cercando la via per il silenzio profondo?

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...