venerdì 28 febbraio 2014
venerdì 21 febbraio 2014
L’esame per diventare trainer di PNL: seconda parte
Ho
raccontato in questo post le modalità ed i primi esami per diventare trainer di
PNL. Oggi voglio narrare un’esperienza fondamentale per la mia vita. Questo
esame di PNL lo facemmo in un residenziale. Arrivammo tutti la sera e dopo cena
Gianni Fortunato ci propose di sostenere un esame. Poiché il gruppo mi
considerava brava ed io, troppo spesso, agisco senza pensare, mi offri
volontaria. Avevo preparato un contenuto nuovo trasformando una tecnica terapeutica
di PNL in un procedimento di creatività di gruppo. Stavo svolgendo la mia
presentazione e sembrava procedere tutto bene, quando, all'improvviso rimasi
rigida in un punto dell’aula senza più riuscire a spostarmi e a cambiare
espressione né tono di voce. Sinceramente ho un vuoto di memoria di quel
momento di blocco. Al termine cadde un silenzio spesso ed imbarazzante. Gianni
si alzò e disse: “L’idea è geniale, quando la farò io sarà perfetta, fatta da
te è una schifezza” e poi continuò su questo tema. Io ero immobile e a stento
trattenevo le lacrime. Se ne andarono tutti e Gianni si avvicinò e mi
chiese cosa mi stesse succedendo: io, inaspettatamente, lo riempii di parole e
lacrime. Alla fine Gianni mi disse “Per chiedere aiuto il tuo inconscio ti ha
fatto fallire, dovresti imparare un altro modo”. Ovviamente era un momento
molto faticoso e doloroso della mia vita e da lì iniziai un percorso che ha
portato nuove prospettive e rinnovate possibilità in tutta la mia esistenza.
Grazie a questo fallimento l’ultimo esame fu un successo. Impariamo di più dai nostri errori, ma quanto fa bene un “ignorante” successo.
Grazie a questo fallimento l’ultimo esame fu un successo. Impariamo di più dai nostri errori, ma quanto fa bene un “ignorante” successo.
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venerdì 14 febbraio 2014
Elefanti e punti di vista
“Circo. Luogo in cui è consentito a cavalli, pony ed
elefanti di vedere uomini, donne e bambini fare i pagliacci.”
Ambrose Bierce, Dizionario del diavolo
venerdì 7 febbraio 2014
L’esame per diventare trainer di PNL: prima parte
L’esame di PNL per
divenire trainer consiste nel presentare una performance di un’ora su un tema circa
la Programmazione Neuro Linguistica, usando i colleghi come partecipanti. Fu un’esperienza
che mi cambiò profondamente.
L’esame deve essere ripetuto per quattro volte. La prima andò bene e ricevetti anche i complimenti dei due trainer senior presenti. La seconda andò benino: mi dettero tutti un buon feedback, ma Gianni Fortunato aggiunse che avrei potuto divenire subito trainer (saltando l’esame successivo) se: “Ci fosse stato l’elefante”. Queste furono le sue esatte parole.
Mi spiegarono che la velocità con cui parlavo non permetteva ai presenti di assaporare ciò che stavo proponendo. Non solo davo per scontato che tutto fosse chiaro, ma non entravo nel merito dei vari passaggi. A questo feedback dedicai molta riflessione. Sulla velocità cercai modi per rendere più lento il mio procedere. Sul “saltare i passaggi” mi accorsi che questo automatismo nasceva da una convinzione di base, ovvero che i presenti sapessero già e dunque fosse inutile, da parte mia, spiegare ulteriormente. Insomma c’era una sorta di sottovalutazione del mio ragionamento e, contemporaneamente, una sopravvalutazione di quello altrui. Paradossalmente mettevo in difficoltà i partecipanti non spiegando con pazienza i vari passaggi del mio ragionamento. Tutto ciò mi portò ad una maggiore consapevolezza che utilizzai nella vita personale e nel lavoro. I feedback sono una fonte preziosa per arricchirsi, per osservare e comprendere noi stessi come fossimo all’esterno.
L’esame deve essere ripetuto per quattro volte. La prima andò bene e ricevetti anche i complimenti dei due trainer senior presenti. La seconda andò benino: mi dettero tutti un buon feedback, ma Gianni Fortunato aggiunse che avrei potuto divenire subito trainer (saltando l’esame successivo) se: “Ci fosse stato l’elefante”. Queste furono le sue esatte parole.
Mi spiegarono che la velocità con cui parlavo non permetteva ai presenti di assaporare ciò che stavo proponendo. Non solo davo per scontato che tutto fosse chiaro, ma non entravo nel merito dei vari passaggi. A questo feedback dedicai molta riflessione. Sulla velocità cercai modi per rendere più lento il mio procedere. Sul “saltare i passaggi” mi accorsi che questo automatismo nasceva da una convinzione di base, ovvero che i presenti sapessero già e dunque fosse inutile, da parte mia, spiegare ulteriormente. Insomma c’era una sorta di sottovalutazione del mio ragionamento e, contemporaneamente, una sopravvalutazione di quello altrui. Paradossalmente mettevo in difficoltà i partecipanti non spiegando con pazienza i vari passaggi del mio ragionamento. Tutto ciò mi portò ad una maggiore consapevolezza che utilizzai nella vita personale e nel lavoro. I feedback sono una fonte preziosa per arricchirsi, per osservare e comprendere noi stessi come fossimo all’esterno.
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