venerdì 26 aprile 2013

Un incontro di eccezione: prima parte

Vorrei riportare l’intervento di Valentina Vezzali avvenuto durante un percorso formativo per dirigenti di banca. Il percorso formativo era strutturato in tre incontri di tre giorni ciascuno e lo sport fu utilizzato come analogia per il lavoro di squadra. Questo fa parte del secondo incontro, avvenuto nel 2006, dove Valentina Vezzali fu chiamata come “campione individuale” contemporaneamente inserita in una squadra. La sua esperienza ci permise un lavoro successivo di debrifing molto interessante e produttivo. Lo riporto come possibile riflessione, infatti, a mio parere, anche il formatore è “un individuo che però deve lavorare con e in un gruppo”.



Valentina pratica in modo agonistico la scherma (fioretto) ed ha vinto tutto quello che c’è da vincere in questa disciplina sportiva che è allo stesso tempo sia individuale sia a squadre. Per lei appartenere ad un gruppo è una grande risorsa e ritiene che quando le persone non fanno parte di un gruppo finiscono col sentirsi alienati.
Afferma di considerare l’avversario un proprio simile col quale misurarsi e confrontarsi.
Lo sport è stato davvero una scuola di vita per lei con delle precise regole e con un forte senso del rispetto per gli altri. Ovvero anche uno spazio dove imparare ad accettare le sconfitte ed a forgiare la mente ed il carattere per raggiungere un obiettivo.
E’ nata e cresciuta a Jesi dove ha scoperto la scherma all’età di sei anni ed ha avuto un maestro d’eccezione, Ezio Triccoli fondatore della scuola di Jesi.
Triccoli è stato davvero un maestro di vita, un modello di forza interiore capace di affrontare sempre nuove sfide, nuovi rischi e di superare le paure.
L’abitudine ad affrontare paure e rischi concorrono alla creazione di una sempre maggiore fiducia in se stessi e alla costruzione di una grande determinazione.
La paura del fallimento ad esempio, implica spesso un allontanamento a livello emotivo dagli altri e sovente la paura del successo nasce dall’essere isolati. Infatti Valentina racconta che le persone iniziano ad evitarti, pur restando sotto gli occhi di tutti. La tendenza a pensare di noi stessi quello che gli altri pensano di noi è molto diffusa.
Nella seconda parte vedremo come nel presente Valentina usa la determinazione e la motivazione per continuare a vincere.

mercoledì 17 aprile 2013

martedì 9 aprile 2013

Un episodio di coaching: seconda parte

Con il consenso del mio coachee ho iniziato qui a raccontare un’esperienza di coaching che fu per me inizialmente difficile. Eravamo rimasti alla fine del primo incontro con me bloccata da alcune convinzioni.
La volta successiva feci un sondaggio sulla relazione che il manager intratteva con la famiglia di origine e soprattutto sul rapporto con il padre. Aveva vissuto un’infanzia serena e piacevole e si era sentito sempre molto amato. Parlando della sua adolescenza iniziò a raccontare che spesso la sera suonava nei locali in un gruppo musicale. Nessun problema allora con il pubblico e, stupito egli stesso di questa scoperta all’improvviso ricordò un episodio risalente alla prima elementare. Un giorno fu costretto a preparare la recita di fine anno e quando si trovò sul palco di fronte a tutto il pubblico non riuscì a dire una parola.
 

Ecco da dove partiva il suo blocco. Scoperto insieme quel momento tutto il lavoro successivo divenne molto più semplice.
A voi è capitato qualcosa di simile? Come avete agito?
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...