Personalmente
credo che questo pensiero sia sintomatico della differenza tra formazione ed
insegnamento, tra formazione di adulti e relazioni di potere. Io non attribuisco
regole, anzi, sottolineo che, essendo tutti adulti, sono loro stessi che
decideranno la propria vita in aula: possono alzarsi, camminare per la stanza,
sedersi in altri punti, uscire, rispondere al cellulare, inviare sms. Questo
perché spiego che secondo me non è il formatore che impartisce permessi a persone
adulte.
Imporre
regole, a mio avviso, significa implicitamente inviare il messaggio che il
formatore detiene il potere di decidere come si dovranno comportare i corsisti.
Penso sia più utile, sia per i singoli individui, che per il gruppo,
responsabilizzare le persone all’attenzione e al rispetto reciproco. Inoltre
non sapendo bene cosa decidere della mia vita, mi sento impreparata a decidere
della vita altrui, seppure per pochi giorni!Voi come utilizzate le regole in aula?
Riflessione interessante (soprattutto per chi come me, frequenta le aule da pochi anni): grazie!
RispondiEliminaConcordo con il presupposto implicito che il dare delle regole all'inizio, dica qualcosa tra le righe sulle relazioni di potere.
Allo stesso tempo mi viene da dire che il fatto di fare il patto d'aula vuol dire cmq dare (o volendo, nel tuo caso mi sembra più calzante la parola proporre)delle regole, che probabilmente ognuno da con diversi gradi di libertà. In questo caso anche la parola regola è poco adatta; è più calzante dire che il patto d'aula stabilisce un setting che equivale a dire, in forma grezza, che stabilisce delle regole. Insomma in sintesi volevo dire che le regole le diamo comunque perchè l'aula ha bisogno di un setting che è sotto la nostra responsabilità che siamo la guida. Del resto a questo proposito si potrebbero aprire diverse discussioni sugli stili di leadership.
A presto
Fabiana
WOW! Intanto grazie del commento, Fabiana. Sono sempre contenta di poter scambiare idee tra noi formatori. Certo hai ragione sul patto d’aula, che è la parte iniziale con cui tutti noi formatori ci misuriamo. Forse io preferisco un inizio con una forma il più possibile elastica. Inoltre sono d'accordo che “guidare” riguarda uno stile di leadership su cui continuerò a riflettere. Grazie e a presto! :)
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RispondiEliminaCare Patti e Fabiana, a me è capitato di usare entrambe le modalità come formatrice e posso affermare che nella mia esperienza la modalità "libertà" è più efficace della modalità "regola" in un'aula. Ciò non significa che il formatore rinunci alla guida, piuttosto significa che ha uno stile di leadership autorevole e collaborativo. Dove l'autorevolezza comporta certamente più impegno nel rapport e più attenzione alla relazione e maggiore libertà ma anche responsabilità nel raggiungimento degli obiettivi, anche da parte dei partecipanti. A proposito voglio raccontarvi che a volte, nel corso degli incontri con partecipanti che desiderano avviarsi alla carriera di formatori e mi rivolgono domande pratiche (della serie "come si fa a tenere desta l'attenzione? come si fa a fare in modo che tutti partecipino?), cara Patrizia, ti cito come "Patti d'aula" ricordando, tra le altre, una cosa che ti ho visto fare tante volte e che per me ha del "magico". Riguarda la disposizione delle sedie. In genere le sedie sono disposte su più file in un'aula e il formatore le trova così. Una cosa che facevo molti anni fa, prima di studiare PNL e di conoscerti, era quella di disporre in cerchio le sedie per contribuire a creare un setting più informale e collaborativo. Più volte invece ho visto che per te la disposizione delle sedie è un fattore di "libertà", nel senso che man mano che l'incontro procede le persone spontaneamente si mettono in cerchio proprio per collaborare, e tutto questo grazie alla modalità di coinvolgimento sia verbale sia non verbale che tu usi in relazione alle singole persone. Il setting lo crei insieme ai partecipanti. Negli anni anch'io ho sperimentato questa modalità di creazione" collaborativa" del setting, e ...funziona :) Grazie!
RispondiEliminaChe dire cara Sandra...grazie dei tuoi riconoscimenti ma prenditi i meriti della tua apertura e disponibilità a sperimentare ciò che ti incuriosisce e ti attrae.
RispondiEliminaSulle “regole” non posso che essere d’accordo con te. “Senza regole” date aprioristicamente non porta all’assenza di guida, ma ad una leadership che tu chiami collaborativa . Un formatore forse dovrebbe divenire prima consapevole di “chi è” in aula. Quando hai ottenuto un buona “confidenza in te” ti puoi permettere di costruire con i partecipanti il clima, di sbagliare, di dire “non so”, insomma di essere una vera guida . “Per guidare bisogna saper seguire”
Baci