Spesso nella fase di preparazione mi creo una loro immagine, ne faccio una specie di “allucinazione”. Partendo dai dati informativi che possiedo immagino le loro possibili aspettative, i loro disagi e le loro probabili obiezioni.
In seguito quando sono in aula, trascorro la prima mezz’ora ad osservarli, cercando di cogliere dalle loro espressioni i loro retro pensieri. Pongo domande che li facciano sorridere. Cerco di stabilire con loro lo spazio del nostro incontro. Come se dicessi: “Ecco sono qui, se volete giocare con me ci possiamo divertire imparando e diventando consapevoli”. Mi interessano davvero come persone e mi racconto, offrendo spazi di vita personale come metafore possibili. Raccolgo il loro feed-back non verbali, accolgo le loro domande, anche quelle “scomode”, come la più preziosa opportunità.
Avevamo già approfondito l’importanza di trasmettere emozioni oltre che contenuti e come riconoscere lo stato d’animo dei corsisti.
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