lunedì 12 luglio 2010

ONESTA’ INTELLETTUALE

Ho già scritto qualcosa circa la situazione odierna della formazione, soprattutto rispetto ai problemi legati sia alla crisi sia ai cambiamenti del mondo del lavoro in generale. Cosa vuole la formazione oggi? E’ finito il “Paese di Bengodi” dove qualsiasi cosa, a volte con promesse miracolistiche, veniva venduta e accettata dalle aziende.

La formazione è una componente possibile, non miracolistica, verso il cambiamento, e ormai sappiamo bene quanto sia legata alla congruenza con il vertice aziendale e connessa al tempo, spazio e importanza che le sono attributi dall’azienda stessa.

Innanzitutto l’obbiettivo deve esser realistico.

Spesso le aziende chiedono per esempio: “Deve cambiare la testa di tutte le persone!”. Bisogna discuterne a fondo incontrandosi con il vertice aziendale per chiarire e definire gli obbiettivi realistici che il percorso di formazione può ottenere. Questi obbiettivi sono indissolubilmente connessi ai tempi della formazione. Se chiedono per esempio che le persone imparino a comunicare meglio tra loro in 2 giorni di corso di formazione, occorre chiarire che si semineranno alcune possibili nuove idee, non certo assicurare e promettere un cambiamento radicale di comportamento nell’azienda.

Per il formatore inoltre è importante capire se ciò che l’azienda chiede alla formazione è congruente con ciò che accade nell’azienda. Per esempio la richiesta dell’azienda può essere: “Devono imparare a lavorare in gruppo!”. Ma se in realtà nell’azienda non si usa il lavoro di gruppo, la situazione può diventare sconfortante per i partecipanti al corso e inutile dal punto di vista aziendale, sia in termini di tempo che economici.

Questa chiarezza riguarda l’onestà intellettuale del formatore.

Voi come vi muovete in tal senso?
   

2 commenti:

  1. credo che questa onestà 'paghi'anche in altri termini. se mi si chiede qualcosa di irrealistico, non posso promettere che raggiungeremo quell'obiettivo, anche perchè così creo un'aspettativa che poi io stessa dovrò andare a deludere.cerco sempre di mettermi nei panni dell'altro. se voglio realizzare l'impossibile che qualcun altro mi promette, alla fine mi sentirò delusa e presa in giro e non farò neanche un'ottima pubblicità. è vero, magari lì per lì quella persona prende qualcosa da me (soldi, speranze...), ma quel qualcosa sarà tutto ciò che avrà da me.inoltre sarebbe frustrante anche per me promettere qualcosa che già so di non poter raggiungere...e non proverei neanche entusiasmo nel raggiungere quel poco che si può raggiungere, perchè io stessa continuerei a pensare al margine che esiste tra il realizzabile e l'irrealizzabile promesso...

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  2. grazie simona. è un piacere leggere le tue riflesioni
    patti

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