lunedì 8 aprile 2019

Attenti alle sfide


Era tanto che non mi imbattevo in un cliente sfidante. Al primo incontro racconta la sua difficoltà del vivere, ma da me si presenta per un problema legato al lavoro, in quanto vuole divenire più sicura, ma aggiunge che non si piace. Mi racconta di essere in sovrappeso e sapere cosa dovrebbe fare, ma di non riuscire a farlo. Propone un’analisi di sé puntuale e lucida e mi chiede di darle compiti precisi e mi domanda aiuto. Il primo incontro è sempre orientativo, quindi concordiamo un piano d’azione e le assegno qualche compito.
Al secondo incontro racconta che non ha fatto nulla di quanto concordato, anzi ha peggiorato la situazione con azioni contrarie e che il suo rapporto con il cibo è esploso in abbuffate serali. Mi chiede nuovamente aiuto e le rispondo che solo lei può fare qualcosa per sé stessa. Cerco di farle capire che lei vuole dimostrare ancora una volta che nessuno la può aiutare e che lei va alla ricerca di qualcuno che faccia un miracolo. Le sorrido e aggiungo che io non c’entro con i miracoli e che, comunque, perché avvengano occorre avere fede in sé stessi.


Quando arriva un cliente e vi dice che ha già provato vari terapisti e non è mai riuscita a risolvere e poi vi dice come le sia piaciuto parlare con voi: attenzione è una trappola. Ci possiamo cadere per poca esperienza oppure per narcisismo, perché spesso scatta una vocina interna che dice “io ci riuscirò!”. Dal mio punto di vista, però, rischiate di far male non solo a voi stessi, ma soprattutto al vostro cliente.

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