martedì 5 marzo 2019

Riflessione circa dovere e piacere parte I

Quando ero piccola mia madre e mia nonna ripetevano “prima il dovere poi il piacere”. Io non ero d’accordo e provavo a convincerle dicendo: “ora scendo a giocare un po’ e poi salgo a fare i compiti”, ma raramente riuscivo a convincerle. Diventando grande ho acquisito la libertà di decidere come preferivo gestire il mio tempo e pianificare il lavoro, ma oggi vorrei riflettere su questa separazione tra dovere e piacere che viene insegnata da famiglia, scuola e società. Potrebbe esistere, per esempio, un dovere che sia anche piacere? Il dovere è connotato come fatica e contrapposto al piacere come leggerezza e divertimento. Famosa, a tal proposito, è la favola La cicala e la formica. Questa favola fu scritta da Esopo, ma poi deve la sua fama alla diffusione che ne fece Jean de La Fontaine che la propose con scopi educativi e moralistici. La morale della favola insegna che se si vuole arrivare preparati per affrontare i momenti difficili sia necessario un lungo impegno dettato da forte sacrifico. 


Io, personalmente, non ho mai sopportato questa favola, e sono vicina al grande Gianni Rodari che scrisse:

Chiedo scusa alla favola antica
se non mi piace l’avara formica
io sto dalla parte della cicala
che il più bel canto non vende…
regala!

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