giovedì 21 febbraio 2019

Da dove impariamo: dagli errori o dai successi?


Vi sarà successo sicuramente di combattere per ricordare una parola che “è sulla punta della lingua”, ma non arriva alla mente. Sono disponibili studi che hanno dimostrato come i tentativi di portare alla memoria ciò che non ricordiamo siano infruttuosi e che, soprattutto, generano uno schema mentale che condanna all’insuccesso. Spesso, infatti, se ci mettiamo a fare altro all’improvviso la parola arriva senza fatica. Sembra che l’atto di commettere l’errore, malgrado successivamente corretto, possa generare l’apprendimento di quell’errore. Se non si riesce a risolvere un problema è meglio non intestardirsi nel tentativo di risolverlo. Agitarsi non ci porta da nessuna parte, perché seguiamo i processi mentali legati ai nostri errori. 




Da qui vorrei buttare lì qualche riflessione sul detto “sbagliando si impara”. Secondo me noi impariamo dai nostri successi, che ci rendono felici e che tendiamo così a replicare. Molti pensano che le due vie siano in alternativa: quella che conduce al successo sia quasi opposta a quella che può portare al fallimento. Chiunque sia arrivato a momenti di successo, invece, sa bene che per arrivarci ha anche attraversato fallimenti e periodi più difficili e ha imparato che il successo potrà arrivare dopo periodi bui. Dunque, le due vie sono interdipendenti. Per Earl Miller, neuroscienziato cognitivo, non c’è dubbio: “a livello di sistema neuronale si apprende più dai successi che dai fallimenti”.

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