Il primo può essere una sorta di fastidio che può emergere durante gli incontri, un leggero disagio rispetto al coachee. Non è un sentimento di antipatia, ma un disturbo derivato da qualche convinzione espressa dal coachee che risulta essere troppo lontana dal modo di pensare e lavorare del coach.
Quando succede
a me cerco di lasciare quella convinzione sospesa cioè cerco di non attaccarmi
a lei, evitando così di generare pregiudizi. Una volta che sono da sola, cerco
di ripulirmi, affronto quella convinzione e la ristrutturo, cioè le fornisco un
altro senso, un nuovo significato. In questo modo posso affrontare l’incontro
successivo in uno stato neutro.
A voi è mai successo di provare fastidio durante un incontro di coaching? Come avete agito?
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