La prima caratteristica che
ho osservato è che per questi professionisti il paziente è veramente al centro
del lavoro, concretamente questo traspare da molti comportamenti:
parlano in modo diretto al malato e non fingono che non ci sia. Quando entrano in casa si dirigono subito dal paziente, si siedono vicino a lui, a volte anche sul letto. Questo significa che il medico stabilisce una relazione diretta in cui il malato è al centro dell’attenzione e dell’interesse. Per esempio viene sempre chiesto al paziente il permesso di poterlo visitare e gli viene sempre spiegato cosa il professionista sta facendo (per esempio misurare la pressione). Il paziente è coinvolto e rassicurato, infatti i membri dell’équipe svolgono gesti comunicativi con autentica spontaneità, guardando sempre negli occhi, stringendo la mano e sorridendo. Inoltre parlano sempre con voce bassa, ma ferma.
Rispetto alla relazione con i familiari ascoltano, spiegano, accolgono le loro ansie con molta serenità. Anche quando i parenti pongono richieste o domande apparentemente assurde, l’équipe non risponde mai: ”No”, ma cerca di essere comprensiva, ascoltando con attenzione e spiegando con calma.
I loro valori sono il malato, inteso come una persona a tutto tondo con una profonda dignità e con intense paure umane, ma soprattutto il principio motivante è il maggiore benessere possibile del paziente. Proprio come fosse una missione.
Quando ho spiegato loro cosa costruiscono in termini di relazione sono rimasti quasi stupiti. Infatti il percorso è talmente autentico e spontaneo da essere quasi inconsapevole. Per l’intera équipe tutto ciò che ho descritto è la norma, mentre ai miei occhi, risulta qualcosa di straordinario. Indipendentemente dal lavoro professionale che ho avuto il piacere di svolgere ringrazio infinitamente per l’opportunità di vita che ho esperito. Credo che ci sia molto da imparare da comportamenti come questi su tutti i livelli.
Immagine: Marc Chagall, La passeggiata
parlano in modo diretto al malato e non fingono che non ci sia. Quando entrano in casa si dirigono subito dal paziente, si siedono vicino a lui, a volte anche sul letto. Questo significa che il medico stabilisce una relazione diretta in cui il malato è al centro dell’attenzione e dell’interesse. Per esempio viene sempre chiesto al paziente il permesso di poterlo visitare e gli viene sempre spiegato cosa il professionista sta facendo (per esempio misurare la pressione). Il paziente è coinvolto e rassicurato, infatti i membri dell’équipe svolgono gesti comunicativi con autentica spontaneità, guardando sempre negli occhi, stringendo la mano e sorridendo. Inoltre parlano sempre con voce bassa, ma ferma.
Rispetto alla relazione con i familiari ascoltano, spiegano, accolgono le loro ansie con molta serenità. Anche quando i parenti pongono richieste o domande apparentemente assurde, l’équipe non risponde mai: ”No”, ma cerca di essere comprensiva, ascoltando con attenzione e spiegando con calma.
I loro valori sono il malato, inteso come una persona a tutto tondo con una profonda dignità e con intense paure umane, ma soprattutto il principio motivante è il maggiore benessere possibile del paziente. Proprio come fosse una missione.
Quando ho spiegato loro cosa costruiscono in termini di relazione sono rimasti quasi stupiti. Infatti il percorso è talmente autentico e spontaneo da essere quasi inconsapevole. Per l’intera équipe tutto ciò che ho descritto è la norma, mentre ai miei occhi, risulta qualcosa di straordinario. Indipendentemente dal lavoro professionale che ho avuto il piacere di svolgere ringrazio infinitamente per l’opportunità di vita che ho esperito. Credo che ci sia molto da imparare da comportamenti come questi su tutti i livelli.
Immagine: Marc Chagall, La passeggiata
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