Si sente parlare tanto di consapevolezza di sé e voglio anch’io dire la mia. Ne parlo, ovviamente, rispetto all’essere formatore.
Essere formatore e non fare
il formatore. Nell’essere c’è la mia identità complessa fatta di convinzioni,
di esperienze passate, del mio dna, dell’ambiente famigliare e socio-culturale
in cui ho vissuto. Non voglio dilungarmi su questo, ma solo sottolineare la
complessità del nostro carattere. La consapevolezza di chi sono, di come
“sento” le situazioni e di come reagisco è costruita, a mio parere, sia
dall’analisi interna, ma anche dall’immagine di me che gli altri mi rimandano.
Occorre far tesoro dei feed-back dei corsisti, soprattutto quando il loro
rimando si scosta dall’idea che ho di me stessa, soprattutto quando quello che
mi “passano” è fastidioso o doloroso.
Riconoscere le nostre emozioni ci
permette di capire in modo profondo la più autentica consapevolezza di sé.
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