venerdì 10 marzo 2017

Riflessioni sul coach: parte terza

Dopo aver iniziato a trattare il mondo del coach oggi perseguiamo con ulteriori riflessioni.
Il committente è colui che dà l’incarico e paga il percorso e, ovviamente, può essere la persona stessa e in questo caso non ci sono problemi di interferenze.

Nel mondo aziendale, però, spesso il percorso di coaching è proposto dall’azienda. In questo caso un primo incontro dovrebbe essere tra il responsabile del personale e il superiore del coachee per definire gli obiettivi del percorso. Il coach dovrà immediatamente chiarire che non ci possono essere interferenze da parte dell’azienda, infatti deve essere evitato qualsiasi sospetto di controllo. Il coach dovrebbe essere un consulente esterno proprio per evitare questi rischi di interferenze.


Un buon coach dovrebbe, a mio parere, aver lavorato su sé stesso, aver raggiunto un buon livello di consapevolezza di ciò che attua all’interno della relazione. Deve essere in grado di riconoscere le proprie emozioni e le proprie reazioni in determinate situazioni. A mio parere, infatti, non è sufficiente seguire una scuola di coaching, ma occorrerebbe intraprendere anche un percorso personale e, successivamente, una supervisione.

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