Valentina ritiene che sia molto formativo allenarsi in un ambiente non punitivo, dove la motivazione personale e del gruppo sono alte e dice di credere molto nel destino: è stato, infatti, il maestro Triccoli ad iscriverla alla scuola di scherma.
Il suo attuale coach è Giulio Tommasini che fa anche un po' lo psicologo, sapendo sempre dire le cose giuste al momento giusto e segnalando le carenze che osserva. La sua preparatrice atletica è, invece, una donna.
Quando, durante le Olimpiadi dopo tanta preparazione, Valentina aveva grande paura di affrontare la gara, Giulio le disse: “È come se tu avessi sostenuto tanti esami all’università ed ora andassi semplicemente a prenderti la laurea, perciò svuotati e lasciati guidare dall’istinto”.
Afferma che è difficile arrivare in cima ed ancora più difficile restarci.
Sa cosa vuole dalla vita e prova ad ottenerlo: quando si è sottoposti a grandi pressioni, anche dei mass-media, bisogna essere sempre se stessi.
Valentina si allena cinque o sei ore al giorno e dice di essere stata educata a sopportare il dolore. Quando perde una gara piange a lungo e si “sfoga”. Piange perché ha perso lei, l’avversario non c’entra, infatti con gli avversari c’è sempre rispetto e dialogo. Non riversa mai la colpa sugli arbitri, si assume l'intera responsabilità della sconfitta.
Valentina dice:
“Deve ancora nascere l’atleta che mi può battere”,
“Sono perfezionista ed idealista”,
“Lavoro e mi impegno molto”,
“Sono dolce e determinata”,
“Ho molta capacità di conciliare vita privata e sport: il tempo c’è basta sapersi organizzare”,
“Faccio fatica a dire di no”.
Da questo possiamo imparare tanto: lo sport come metafora di vita, di motivazione e volontà.
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