alcune difficoltà che ho attraversato durante una particolare esperienza di coaching. Ho chiesto ed ottenuto il permesso dal mio coachee di raccontare l’accaduto.
Qualche
anno fa mi fu inviato dal suo responsabile un giovane manager il cui obiettivo
era quello di migliorare l’abilità di parlare in pubblico. Era un ragazzo
intelligente e motivato, che nelle relazioni con piccoli gruppi sapeva
comunicare egregiamente, ma diveniva impacciato di fronte ad un pubblico più
vasto che conosceva poco.
Gli
chiesi quale fosse la sua idea di un buon parlatore e lui mi rispose che il suo
capo era molto abile, perché possedeva soprattutto la fluidità dell’eloquio.
Dunque inizia a fargli domande sul tipo di letture che preferisse e lui rispose
che non leggeva nulla. Allora gli chiesi quali film vedesse ed anche a questa
domanda rispose che non andava mai al cinema, stessa risposta per la
televisione.
Ero
bloccata ed inerme perché ero sempre stata convinta che la fluidità linguistica
si apprendesse leggendo o sentendo parlare le persone.
Per
fortuna era terminato il primo incontro. Dovetti lavorare molto su di me per
superare il limite della mia convinzione e capire come affrontare la situazione
da un altro punto di vista.
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