All'inizio
della mia professione di formatore quando raccontavo a mia madre che sarei
andata presso un’azienda a tenere un corso che riguardava la comunicazione lei
mi guardava smarrita. Mi chiedeva: “Ma sono muti? Sono stranieri?”. Non riusciva
a capire cosa dovessi spiegare per tre giorni su un argomento che, dal suo
punto di vista, era conosciuto da tutti.
Comunicare
con le persone rappresenta un’occasione costantemente attiva all’interno delle
nostre quotidianità. Noi tutti “tentiamo di comunicare” durante tutta la nostra
vita. Esiste differenza tra il messaggio che viene trasmesso e la ricezione del
medesimo che, invece, indica se la comunicazione è effettivamente riuscita. Le
difficoltà nascono dalle differenze tra ciò che vogliamo comunicare e
l’interpretazione che il nostro interlocutore attua del nostro messaggio.

La
comunicazione è composta da una parte verbale (le parole), una porzione non
verbale (gesti, mimica facciale, movimenti fisici) e una quota paraverbale (tonalità,
pause, volume di voce). Le componenti paraverbali e non verbali offrono il
significato a ciò che viene enunciato ed esiste, inoltre, un influenzamento
reciproco. Se non viene compreso cosa l’altro sta comunicando il rischio è di
interpretare la comunicazione secondo il proprio punto di vista. In questi casi potrebbero
emergere difficoltà di comprensione, quindi diventa necessario che chi parla
raccolga il feed back dell’altro e aggiusti il suo messaggio, mentre chi
ascolta ac-colga l’altro e cerchi di comprendere cosa sta davvero comunicando.