Sarebbe meglio parlare di critiche e
non di feedback negativo. Una critica, infatti, può essere costruttiva, cioè
tendere ad ottenere un miglioramento di un dato comportamento: è specifica e
tiene conto di entrambi gli interlocutori. Certamente quando riceviamo una giudizio
il nostro amor proprio può sentirsi danneggiato, ma il modo migliore per
gestire una critica costruttiva è quello di ammettere i propri errori, fornire
spiegazioni, ed essere disponibili ad eventuali suggerimenti. Questo ci
permetterà di mantenere una buona relazione con gli altri e di restare aperti anche
ai feedback negativi.
La critica distruttiva
invece è generalizzata, è rivolta alla persona nella sua identità e totalità e non
è diretta ad un comportamento specifico. Queste critiche tendono a ferire e a
far sentire gli altri inadeguati. In questo caso la prima mossa è prendere le distanze
dalle propri emozioni, cioè occorre lasciare andare quelle emozioni negative
che ci fanno sentire attaccati e feriti. A quel punto è bene chiedere
chiarimenti, per esempio degli esempi reali e affermare con chiarezza che avere
un determinato comportamento non significa essere un certo tipo di persona.
Infatti le critiche distruttive hanno, per chi le pone, un significato soggettivo,
ovvero tendono a generalizzare un certo tipo di comportamento estendendolo a
tutta la persona.
Ecco un esempio: critica “Ecco la
spazzatura è ancora qua, sei proprio un menefreghista”; risposta: “È vero ho
dimenticato la spazzatura, ma questo non vuol dire che sono un menefreghista”.
Con un po’ di abilità potreste imparare anche a trovare una risposta umoristica
per gestire la critica. Per esempio ad una critica come: “Oddio cosa hai fatto
ai tuoi capelli?”, una possibile risposta umoristica potrebbe essere “Visto!? Una
litigata pazzesca tutta la notte con ognuno di loro!”.
L’importante è allenarsi a prendere
distanza dalle proprie emozioni.
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