Vi sarà successo sicuramente di combattere per ricordare una
parola che “è sulla punta della lingua”, ma non arriva alla mente. Sono
disponibili studi che hanno dimostrato come i tentativi di portare alla memoria
ciò che non ricordiamo siano infruttuosi e che, soprattutto, generano uno
schema mentale che condanna all’insuccesso. Spesso, infatti, se ci mettiamo a
fare altro all’improvviso la parola arriva senza fatica. Sembra che l’atto di
commettere l’errore, malgrado successivamente corretto, possa generare
l’apprendimento di quell’errore. Se non si riesce a risolvere un problema è
meglio non intestardirsi nel tentativo di risolverlo. Agitarsi non ci porta da
nessuna parte, perché seguiamo i processi mentali legati ai nostri
errori.
Da qui vorrei buttare lì qualche riflessione sul detto
“sbagliando si impara”. Secondo me noi impariamo dai nostri successi, che ci
rendono felici e che tendiamo così a replicare. Molti pensano che le due vie
siano in alternativa: quella che conduce al successo sia quasi opposta a quella
che può portare al fallimento. Chiunque sia arrivato a momenti di successo,
invece, sa bene che per arrivarci ha anche attraversato fallimenti e periodi
più difficili e ha imparato che il successo potrà arrivare dopo periodi bui.
Dunque, le due vie sono interdipendenti. Per Earl Miller, neuroscienziato cognitivo,
non c’è dubbio: “a livello di sistema neuronale si apprende più dai successi
che dai fallimenti”.
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