Nonostante se ne senta parlare con sempre maggiore
frequenza, al termine “coaching” vengono
attribuiti significati diversi a volte anche contrastanti.
Per quanto mi riguarda quando propongo il coaching intendo
una consulenza individuale basata sul
processo e orientata allo sviluppo Questa forma di consulenza mira a
mettere nelle condizioni una persona (coachee)
di migliorare una performance o
risolvere un problema utilizzando il potenziale che già possiede ma che non
riesce ancora a esprimere e sfruttare.
Ne ho già trattato all’interno di questo blog, ma credo sia
importante ripetere che perché la relazione tra coach e coachee sia
feconda, il coachee deve «rinuciare
alle soluzioni rapide, deve immettersi in processi incerti, sopportare le
imponderabilità, imparare a valutare la situazione del “non so ancora” e avere
fiducia che dal caos emerga la soluzione che cerca» (W. Looss).
Per quanto riguarda il
percorso di coaching, nel rapporto con il coachee, in relazione ai bisogni e alle situazioni che mano a mano
emergono, il coach può mettere in
atto diversi processi, per esempio:
a. alleggerire
il carico emotivo collegato a una situazione problematica
b. mettere
ordine (uscita dallo stato confusivo, verso una riorganizzazione della mappa
percettiva)
c. offrire
feedback
d. fornire
occasioni di apprendimento (spiegare e informare)
e. elaborare
piani d’azione
La conclusione del processo implica la valutazione globale
del percorso fatto, la verifica dei risultati ottenuti e l’analisi dello scarto
dalle aspettative iniziali.
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