Spesso nei percorsi formativi, anche individuali, si parla di
flessibilità. Ne parliamo come di una meta importante da raggiungere, sia nelle
relazioni con gli altri, sia rispetto al nostro modo di guardare il mondo o di affrontare
un problema. Benissimo, seguitemi in questo ragionamento.
La
flessibilità è contrapposta alla rigidità e potremmo asserire che la prima è
“buona”, mentre la seconda “cattiva”. Una metafora di questa diversità, che spesso
viene citata, è la differenza di comportamento tra un fuscello e un albero. Di
fronte alla bufera il fuscello si piega, ma non si spezza, passata la bufera
torna alla sua posizione di partenza. L’albero, invece, non si sposta di un millimetro
fino a quando una bufera molto intensa non lo spezza. Passata la bufera non
tornerà più alla sua posizione di partenza.
Vedete il paradosso? Il fuscello di fronte ad avversità non cambierà
mai, invece l’albero si trasformerà.
Per me questo significa che la flessibilità, se non conduce
a nessun cambiamento è rigida, mentre la rigidità, se produce una trasformazione, è flessibile.
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