“Le persone aggiungono o sottraggono
informazioni per creare i propri modelli del mondo sulla base dei propri
filtri… Noi proviamo quello che ci aspettiamo di provare, udiamo quel che ci
aspettiamo di udire e, soprattutto, vediamo quel che ci aspettiamo di vedere.”
Ho
introdotto l’argomento del modellamento dal punto di vista della PNL in questo
post. Oggi vorrei iniziare a raccontare e condividere un’esperienza
professionale e di vita in cui la dinamica del modellamento è stata centrale. Qualche tempo fa ho incontrato una persona speciale.
Ammetto di incontrare spesso persone speciali: evidentemente sono una persona fortunata.
Questa persona, secondo me, svolge un lavoro molto particolare: si occupa,
infatti, di malati terminali come medico palliatore, quindi il suo lavoro
consiste nel somministrare cure palliative, grazie ad un’équipe specializzata,
direttamente al domicilio del malato.
Come è accaduto a molti
anch’io nella mia vita ho assistito amici malati di tumore che sono stati curati
in ospedale, quindi mi ha molto incuriosito l’idea di accudire i malati a casa.
Prima
di raccontare un’esperienza appena vissuta in cui ho avuto modo di utilizzare
concretamente il modellamento, vorrei chiarire prima di tutto cosa sia. Il
modellamento è il cuore della programmazione neurolinguistica. La PNL
è una teoria che nasce intorno agli anni 70 negli Stati Uniti. I due fondatori,
Richard Bandler eJohnGrinder,raccontano con ironia un aneddoto
dei loro inizi. Il linguista Grinder osservando l’estrema abilità di Bandler di
influenzare gli altri attraverso il linguaggio, gli disse: ”Se tu mi insegni a
fare quello che fai, io ti dirò che cosa fai.” Per
esempio i bambini imparano attraverso un modellamento intuitivo, osservando e quasi
copiando i comportamenti degli adulti, sia nel bene sia nel male.